Scultore Ceramista
Giuseppe Allamprese - Via Marsilio Cagnati, 11 - 00172 Roma - +39 339 7875476 - allamprese.gi@tiscali.it
formandosi presso la scuola di Sandro Gindro. Diplomatosi successivamente in Scultura presso L’Accademia di Belle Arti di Roma ha studiato disegno con il maestro Gianluigi Mattia ed ha intrapreso a tempo pieno la professione dello scultore. Ha partecipato all’edizione del 1991 della Biennale di Arte Sacra di Venezia.
Ha organizzato personali a Bolsena col patrocinio del Comune (1995), a Roma presso l’Istituto Italo-Latino americano (1997) ed a Fermo presso la B.U.C. Machinery (2013). Ha preso parte a diverse mostre d’arte sacra tra cui ”Santi Patroni del Lazio” (itinerante 2003), “Le radici cristiane della spiritualità europea” (Fermo 2005) e “Non di solo pane” (Roma 2009), curate da Stefania Severi. Dal 1993 al 2013 ha collaborato come scultore presso l’azienda di arte sacra Domus Dei di Albano Laziale. Ha realizzato interventi scultorei nella ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari con lo Studio Forme di Roma ed ha preparato modelli per il Museo delle Cere di Roma.
Almeno nel momento in cui un uomo riesce a comunicare con gli altri attraverso il linguaggio dell’arte egli diventa sano, quale che sia l’etichetta che gli è stata appiccicata addosso.
La salute e l’arte di Pino Allamprese vengono di molto lontano: prima gli studi di letteratura all’università, poi l’incontro con la psicoanalisi ed infine l’Accademia delle Belle Arti e la pratica delle “botteghe” dove con l’energia e l’entusiasmo di un artigiano ha imparato a dominare la creta, il bronzo, il marmo e il legno. Le sue opere sono profondamente sane, prive di qualsiasi orpello che sappia di trucco o di artifizio. Se è vero che “è del poeta il fin la meraviglia” tuttavia questa non va confusa con lo stupore degli sciocchi che tanto più ammirano quanto meno capiscono e quanto più si annoiano.
In queste opere si riflette la meraviglia di chi è felice di vedersi raccontare con intensità e sensualità un po’ di quel mondo che spesso ci sfiora e di cui raramente ci accorgiamo. La mano di Pino Allamprese produce forme robuste e calde, tenere talvolta, quasi sprovvedute; altre volte aggressive. Il gesto è sicuro; i corpi, spesso nudi, si rivelano nella loro fisicità anche quando sono vestiti. La nudità in queste sculture non è quella del gioco che ammicca oscenamente, ma è il coraggio di chi scopre e rivela corpo e anima nella loro compiutezza, come nelle opere dell’antichità classica. Della classicità non si ritrova qui imitazione o parodia, ma piuttosto il desiderio, un po’ nostalgico, di un erotismo che si vorrebbe eguagliare. L’antica ispirazione diventa anche il punto di partenza per una ricerca, tutta attuale e personale, di un equilibrio che rifiuta la compassatezza per trovare una personale serenità di espressione. Quello che c’è di drammatico appartiene alla vita del mondo in cui tutti ci ritroviamo; ma non è il dolore che esaurisce un discorso che, immerso nella realtà, cerca di andare sempre un po’ oltre."
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